Come dipinto magistralmente da Tiziano, il Doge Andrea Gritti è ricordato per la sua immagine imponente e orgogliosa, ma anche per il suo approccio lungimirante per i cambiamenti radicali che ha fatto durante il suo periodo al potere e non ultimo nel campo della musica. Come capo della Basilica, ebbe l’ultima parola su chi doveva essere il maestro di cappella, il maestro del coro. Di solito il maestro veniva nominato tra quei musicisti che facevano già parte del coro, ed essendo un cantante nel coro di San Marco aveva già qualcosa di speciale. Nominare un maestro di coro non solo fuori dal coro, ma da fuori Venezia sembrava impensabile.

Ma Gritti fece esattamente questo quando chiamò Anton Willaert, un compositore olandese, per dirigere il coro della Basilica. Willaert era uno dei compositori più talentuosi della sua epoca, che aveva raggiunto lo status di celebrità in tutta Europa, e di certo non aveva deluso la sua reputazione. Ha creato la sua musica migliore qui nella Basilica, ed essendo immensamente creativo gli è piaciuto provare cose nuove. Un coro fino a quel momento cantava sempre in contemporanea, quindi ha introdotto il coro spezzato, due cori che cantavano alternativamente, che all’epoca era veramente rivoluzionario.

Dopo Willaert, non c’erano nomi davvero importanti per guidare il coro della Basilica per molti decenni fino all’arrivo di un altro grandissimo maestro di cappella non veneziano: Claudio Monteverdi. Ancora una volta, sebbene le regole ufficiali fossero diverse questo non impedì al Doge l’assunzione del migliore del settore. Monteverdi era un compositore eclettico con un tocco teatrale e sarà l’ inventore di uno dei primi melodrammi, in cui teatro e canto erano combinati. Ciò che oggi chiamiamo opera.

Con Monteverdi, la struttura stessa del coro cambiò, dando origine a celebri cantanti. Fino ad allora, all’inizio del XVII secolo, un coro era una stretta unità composta da individui che cantavano sempre all’unisono. Da allora in poi, le parti soliste sono state create sempre più sullo sfondo di un coro di supporto, e i singoli cantanti avrebbero avuto l’opportunità di cantare pezzi solisti e distinguersi dal resto dei cantanti. Col tempo, il pubblico avrebbe cominciato a riconoscere il meglio di questi cantanti solisti, i loro nomi sarebbero stati degni di nota fino a diventare persino personalità pubbliche, anche se oggi non raggiungerebbero lo status dei cantanti POP.