La Sala dello Scudo, nella quale il doge regnante esponeva il proprio stemma araldico e dava udienze private e banchetti, costituisce un unico con la Sala dei Filosofi, assieme alla quale ricostruisce la tipica forma a T degli ambienti di rappresentanza delle antiche dimore veneziane. Data la funzione di ricevimento della sala, la grande decorazione con carte geografiche, realizzata per la prima volta nel XVI secolo, dopo l’incendio del 1483, era stata concepita per sottolineare la tradizione illustre e gloriosa su cui poggiava la potenza dello stato. I curatori di tale opera decorativa furono Giovan Battista Ramusio, Giovanni Domenico Zorzi e Giacomo Gastaldi, che realizzarono rispettivamente le mappe del Mediterraneo, dell’Asia Minore, del Mediterraneo orientale e dei Viaggi di Marco Polo. Venne poi risistemata nel 1762 da Francesco Griselini che la arricchì con i dipinti dei più celebri esploratori veneziani, realizzati sotto commissione di Marco Foscarini: Nicolò e Antonio Zen, Pietro Querini e Alvise da Mosto. Coevi sono i due globi girevoli siti al centro della sala, rappresentanti la volta celeste e la Terra. Sulla parete sopra la porta vi è l’affresco di Tiziano con San Cristoforo. L’insegna esposta è quella del doge Ludovico Manin.