Venezia – La città delle maschere
Si chiamava “la città delle maschere”. Il carnevale durava per sei mesi e la gente indossava maschere per tutto quel periodo. Il gioco d’azzardo, che si svolgeva giorno e notte, era descritto dal Gran Consiglio come “solenne, continuo, universale, violento”. Nobildonne Monache che indossavano perle e abiti scollati litigavano tra loro per avere l’onore di essere l’amante di un nunzio papale in visita. Le signore portavano pugnali e pistole per poter gestire personalmente le loro storie d’amore, che preferivano fossero veloci e senza un grande coinvolgimento emotivo.
Il travestimento per eccellenza del Carnevale veneziano era il Domino, un bizzarro costume che comprendeva la maschera Bauta, un mantello in seta vellutata e un cappello a tre punte.
Il Domino nascondeva ogni differenza di classe e toglieva ogni barriera. Una volta indossata la maschera, si poteva dire o fare ciò che si voleva. I preti sotto il Domino potevano impunemente intrattenere relazioni amorose, ragazze del popolo potevano sedersi accanto a donne patrizie al tavolo da gioco. I veneziani potevano indossare i loro Domino sei mesi all’anno da ottobre alla Quaresima. Durante i sei mesi del Carnevale, molti nobili si toglievano la maschera solo per andare a letto. Spesso anche i popolani facevano lo stesso, e durante il Carnevale le due classi si mescolavano, dimenticando le differenze sociali. Fu la maschera che finalmente portò la democrazia a Venezia.